NULLA DIES SINE LINEA

Riporto qui per intero un articolo che ho pubblicato ieri sul sito Doctor Harp (https://www.doctorharp.it/) per il quale curo la mia rubrica HarmonicA Mundi

Come è noto, la massima di Plinio Il Vecchio (I secolo d.C.) che leggete nel titolo di questa rubrica è stata estrapolata dalla sua “Storia naturale”. Essa era in origine riferita alla pratica della pittura e viene di solito usata per sottolineare l’importanza dell’impegno costante da profondere in qualsiasi attività umana che lo richieda: lo studio, lo sport, la musica, … Quale modo migliore, quindi, di intitolare una rubrica dedicata allo studio di brani musicali?

A dirla tutta, in un primo momento avevo pensato di parafrasare questa massima così da renderla più sinceramente adatta a ciò che davvero succede nella vita di un musicista il quale, data la situazione attuale dei “lavori culturali”, è probabile si guadagni da vivere non solo con la musica, ma anche con un più che necessario e dignitoso “daily job” che gli consenta di emanciparsi da ansie varie, come anche da proposte musicali non soddisfacenti da un punto di vista professionale.

È proprio ciò che capita al sottoscritto, anche se ho motivi per ritenermi davvero fortunato: il mio lavoro fisso non è un ripiego, bensì la realizzazione, “da grande”, di un’altra mia passione giovanile tanto forte quanto lo è la musica.

Tornando al tentativo di parafrasi che mi ero prefisso di realizzare, non ho potuto fare a meno di notare che il gioco si era nel frattempo fatto comunque interessante: ridimensionare il significato della massima di Plinio così da renderlo, in latino, “pochi giorni senza linea” in luogo di “nessun giorno senza linea”, mi costringeva a pormi domande circa l’uso di quella lingua che non frequentavo da più di trent’anni (37, per essere precisi… Sì, lo so: avrei potuto scrivere “da quasi quarant’anni”, ma non volevo infliggermi troppe frustrazioni).

Complice forse la grande distanza temporale che mi separa da quando, al liceo, tradurre poteva anche essere fonte di stress da prestazione scolastica, confesso che cimentarmi di nuovo con quella lingua mi ha alquanto divertito. Volendo cambiare “nessun giorno” in “pochi giorni”, mi è sembrato in un primo momento naturale porre quel sostantivo all’accusativo, sottintendendo quindi il verbo “trascorrere”.

In pratica, nella mia interpretazione, quella frase doveva essere una sorta di esortazione, se non addirittura un precetto alla stregua di quell’altro famosissimo monito (“Non entri nessuno che non conosca la geometria”) posto all’entrata dell’Accademia di Platone: “Non si trascorra alcun giorno senza aver tracciato una linea (!)”, ma la possibilità che invece si trattasse di una semplice constatazione, quindi della semplice presa di coscienza che per un serio professionista dell’arte della pittura “non trascorre nemmeno un giorno senza aver tracciato una linea”, mi ha portato a rivedere un po’ la faccenda con la lente della grammatica: se “dies” fosse stato neutro, la mia parafrasi avrebbe preso la forma “pauca dies sine linea”, ma dal vocabolario risultava che quel termine può essere sia maschile che femminile (oggi diremmo “fluido”), ma di certo non neutro. Stando così le cose, era chiaro che il “dies” del titolo non è un accusativo, bensì un nominativo; avevo torto e la frase, ahimè!, risultava essere una semplice constatazione.

Una volta… constatatolo, non potevo che rendere la mia parafrasi con “pauci dies sine linea”; roba da far inorridire i puristi (tramite una comune amica, ho contattato un bravo insegnante di lettere esponendogli il problema e, come c’era da attendersi, costui mi ha giustamente invitato a rivalutare la mia intenzione di cambiare quel testo…).

Ecco quindi spiegata la scelta di lasciare come titolo di questa sezione la frase originale di Plinio, seguita da tutta questa spiegazione che, ne sono sicuro, potrebbe meritare di essere a sua volta completata da un “esticazzi!” se non fosse che anche quel giochino linguistico in quel giorno di circa tre settimane fa ha preso il valore di ginnastica mentale, quindi di “linea” tracciata quantomeno per non rimanere col cervello fermo.

Ci sono giorni in cui suono, altri in cui penso alla musica senza emettere una nota; altri ancora in cui leggo, disegno, scrivo, calcolo, ascolto, … Insomma, l’importante è tenere impegnato il “muscolo cerebrale” con diversi tipi di ginnastica, ma non voglio certo farvi temere alcunché: giuro che in questa sezione farò confluire solo quei “gesti mentali” che hanno a che fare con il suonare, e con il farlo usando perlopiù la mia, anzi, la “nostra” armonica.

Eccovi allora, per iniziare questa rubrica, un brano che ho amato molto.

Si tratta del tango in 6/8 El Cacerolazo: un brano che ho scoperto grazie al mio amico Pierpaolo Petta, grande fisarmonicista con il quale mi vanto di condividere più di un progetto musicale, e composto dal fantastico sassofonista Javier Girotto; un tripudio di II-V-I – quasi un Autumn leaves argentino – dalla struttura particolarmente stimolante che, a parte una battuta introduttiva, risulta suddiviso in quattro sezioni, ognuna della durata di 16 misure. Inizia in G-, prosegue poi con una II-V-I nella tonalità di Ddalla quale, con una sequenza di accordi a distanza di quarta armonicamente ondivaga e un bridge di altri accordi diminuiti e semidiminuiti, modula in E-. Da lì, poi, in modo molto naturale, arriva alla sezione finale che prevede un ritorno alla stessa tonalità con la quale il brano era iniziato.

É una composizione a mio parere molto triste – il titolo si riferisce a una particolare forma di protesta adottata nei paesi latini dove per fare rumore davanti ai palazzi del potere si usa percuotere pentole e casseruole varie -, ma di una tristezza frenetica; una disperazione capace di togliere il fiato, specie nell’interpretazione suonata a circa 140 bpm dello stesso Girotto accompagnato dal grande Luciano Biondini alla fisarmonica. (Fonte: https://youtu.be/0KYT8-LbE5A?si=GUYBrI8jO2dKe1Wb), una versione dalla quale ho rubato la bellissima idea di usare il pedale di Mi nella sezione in E-.

Come si può evincere dalla visione del mio video nel quale mi sono divertito a improvvisare anche in E- (nella versione originale, per tutta l’impro si rimane nella tonalità di G-), ho registrato il brano fermandomi a 130 bpm perché, pur essendo riuscito a studiarlo fino a portarlo alla stessa velocità del link più su – lo studio con metronomo fa miracoli! – alle volte, nella sezione in D, durante i salti di terza minore/maggiore, il trascinamento dello strumento mi faceva “sporcare” la linea melodica col suono di ance intermedie che in quel momento invece avrebbero dovuto tacere.

Un problema che in fase di studio ho in parte risolto 1) suonando tutte quelle note come se sulla testa di ognuna di esse vi fosse segnato il puntino dello “staccato”, e 2) adottando in alcuni passaggi la tecnica del tongue-shifting, ma che ad alte velocità risulta comunque difficile eliminare del tutto.

Bisogna accettarlo: pur essendo convinto che vi siano in giro giovani armonicisti capaci di fare cose fino a poco tempo fa ritenute impossibili, è inevitabile che passaggi particolarmente facili per strumenti sui quali si muovono solo le dita, si rivelino estremamente difficili e scomodi per altri come il nostro sui quali bisogna muovere mani, testa, bocca, magari ragionando pure, a grande velocità, circa quali fori scartare e quali scegliere (senza vederli), in quali soffiare con o senza premere il registro e in quali aspirare con o senza premere il solito registro, …

Studiare questo brano si è comunque rivelata un’ottima occasione per riprendere pure lo studio del pianoforte, quindi dell’armonia: tutte attività che, come il latino, tengono le meningi alquanto occupate.

Insomma, se non ho studiato sullo strumento proprio tutti i giorni, almeno so che lo scorso 12 Dicembre 2023 ho “tracciato la mia linea”. Una linea che oggi rinforzo scrivendo queste righe – quindi non suonando, ma ragionando di musica – e raccontandovi abbastanza nel dettaglio la preparazione del brano che trovate nel video.

Spero che almeno a qualcuno di voi serva da stimolo per prendere la sua matita e riempire di linee, righe e gesti nuovi questa splendida giornata.

SZ

DIVULGARE L’ASTRONOMIA SOTTO CIELI NON VISIBILI


Una breve considerazione nata in seguito alla partecipazione del nostro istituto alla notte della ricerca qui a Palermo.

Lampioni, fari d’auto, luci di sicurezza, StarLink, …

Dobbiamo divulgare la bellezza di un cielo sempre meno visibile, sempre più da immaginare.

Ciò significa che spesso raccontiamo la bellezze di un idea, quindi di un ideale.

Così facendoda realtà fisica, il cielo stellato spesso si trasforma in una pura, astratta categoria estetica; in un sofisticato stato d’animo.

S.Z

P.S.: per condurre un’esperienza capace di farvi apprezzare con sufficiente precisione quanto cielo perdiamo a causa dell’onquionamento artificiale antropico, provate a leggere e a eseguire l’esperienza che suggerisco nella seguente scheda didattica:

Le invasioni protoniche (e fotoniche)

A 55 anni suonati, ci si rende conto di come, con un atteggiamento del tutto diverso, più maturo e rilassato, sia facile ritrovarsi a percorrere strade già battute in passato.

Ed eccomi così di nuovo sull’Etna, a Serra la Nave (CT), a fare ancora nottate osservative che mi riportano la memoria indietro di più di un decennio, quindi fino a quando, da angosciatissimo assegnista di ricerca*, lavoravo come assistente notturno alle osservazioni presso il telescopio INAF di Loiano (Bo).

In questa nuova avventura, mi trovo a gestire non più un strumento ottico, ma uno del tutto diverso e per certi versi più facile da “odmare”: si tratta del telescopio Cherenkov ASTRI Horn di cui in passato ho già parlato qui, qui e qui.

Con esso dall’Etna scrutiamo il cosmo alla ricerca di eventi estremamente energetici di cui in parte parlo nel fumetto da poco pubblicato sul sito di didattica EDU-INAF del nostro ente e nell’intervista in due puntate [1, 2] che ho rilasciato al collega Giuseppe Fiasconaro.

Telescopio diverso + luogo diverso + obiettivi simili + età diversa => mi godo molto di più questa splendida opportunità, senza ansie e con maggiori consapevolezze.

Forse invecchiare non è poi così male…

SZ

  • la responsabilità all’epoca era tanta. Forse troppa per un precario…

… e alla Feltrinelli di Catania!

Domani si replica!

Presenterò il libro al pubblico catanese, e spero che l’evento si tramuterà in una grande festa con vecchi amici, colleghi musicisti e colleghi dell’Osservatorio Astrofisico dell’INAF dove ho lavorato nel 2011, nel 2012 e nel 2014.

Ne discuterò con Alessandro Pluchino, fisico di fama mondiale, docente all’Università di Catania, esperto di complessità e di storia della cosmologia e soprattutto grande amico, compagno di mangiate, chiacchierate, risate e interminabili partite estive a Risiko .

Cuntintìzza!

SZ

Il mio nuovo libro alla Feltrinelli di Palermo…

Ebbene sì: ne ho scritto, illustrato e pubblicato un altro.

Si tratta di “Domicili Cosmici – Lontani pianeti ai confini dello sguardo” pubblicato dalla Codice Edizioni e arrivato a far compagnia ai miei altri (pochi) libri “Pianeti tra le note – appunti di un astronomo divulgatore” (Springer 2009), “La pazza scienza” (con Luca Perri, Sironi, 2017), “Stelle di neutroni” (RCS Mediagroup, Corriere della sera, 2019), Storie di Soli e di Lune – Racconti di sogni, racconti di scienza” (Giraldi, 2009)

Era da un po’ che non scrivevo qui, anche se programmavo da tempo di riprendere a farlo.

Da ora in poi cercherò di essere più regolare, ma tra le “vittime” del mio prolungato silenzio vi è anche questa pubblicazione della quale, pian piano, un po’ per volta, racconterò anche a quei pochi che ancora mi seguono.

Anticipo che si tratta di una storia dell’evoluzione del concetto di pianeta dall’antichità fino a tempi più recenti. Come sempre amo fare, ho sviluppato il discorso compiendo continue scorribande in ambiti quando limitrofi, quando in apparenza estremamente lontani da quello sceintifico.

In questi giri ho quindi visitato i soliti mondi che mi stanno a cuore: la letteratura, la storia, la filosofia, condendo il tutto con una spruzzata di tecnologia e di religione.

Spero possiate trovarlo.

E apprezzarlo.

SZ

RAGGI COsMICI

Dopo averlo presentato al congresso romano Sharing Ahead, all’EAS di Cracovia, a Etna Comics, il fumetto “Uno Nessuno Centomila Fotoni, Una Nessuna Centomila Particelle” approderà in Novembre alla famosa Kermesse dedicata al fumetto “Lucca Comics and Games”.

In vista di questo appuntamento, l’amico e collega dell’INAF/IASF di Palermo Giuseppe Fiasconaro ha deciso di intervistarmi per scoprire quali fossero le motivazioni che mi hanno spinto a realizzarlo e le strategie comunicative che ho adottato nel progettarlo, scriverlo e disegnarlo.

Come spero vedrete, oltre a mostrare alcune pagine del fumetto, in questa intervista ho impiegato anche illustrazioni che a suo tempo ho creato per il SISSA News, l’oramai defunto house-organ della SISSA di Trieste; altre che ho realizzato allorché lavoravo come borsista INAF a Serra la Nave (CT) e parti del video che, con Eugenio Martinetti dell’INAF-OACT, ho girato al telescopio ASTRI nell’ambito del mio progetto “TE MUNDUM (LAUDAMUS)”.

É stata una bella e lunga chiacchierata (in tutto circa mezz’ora) sul rapporto tra fumetto e scienza, con un ovvio focus sull’astrofisica delle alte energie che questo fumetto tenta di introdurre.

Si tratta di un ambito molto vasto nel quale rientrano diverse tematiche che studiamo proprio qui allo IASF palermitano dove ora lavoro: radiazione Cherenkov, raggi cosmici, radiazione gamma, esplosioni di supernovae, stelle di neutroni e pulsar, buchi neri, …: tutti fenomeni che indaghiamo mediante l’uso di telescopi particolari, detti “Cherenkov”, come, ad esempio, il “nostro”ASTRI, posizionato sull’Etna, il telescopio MAGIC, alle Canarie e il futuro CTA ancora in fase di costruzione.

Consci del fatto che il mix di argomenti astrofisici e di comunicazione toccati nell’intervista potrebbe risultare un po’ indigesto se “ingerito” in una sola tornata, io e Giuseppe abbiamo accolto l’invito di Gianluigi Filippelli, collega dell’Osservatorio INAF di Brera (MI), astrofisico, esperto di fumetti e collaboratore del sito EDU INAF dedicato alla didattica dell’Astronomia, di dividerla in due parti.

Questa che vi propongo oggi è la prima puntata.

Sento di dover tranquillizzare quelli tra voi che hanno lo stomaco forte, capace di digerire davvero tutto: a giorni annuncerò qui l’uscita della seconda (!).

Buon ascolto (e visione: sulla pagina di EDU INAF trovate pure il pdf scaricabile gratuitamente dell’intero fumetto!)

SZ