Quando il satellite non va

Ieri sera c’è stata un’eclissi di Luna. Per chi, abitando in città, non ha mai visto davvero un cielo stellato, il modo migliore di spiegare cosa sia questo fenomeno potrebbe essere: “Temporanea caduta di tensione nella rete elettrica che determina un black-out con conseguente perdita del segnale inviato dal satellite”Eclisse 1Eclisse 2

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Strisce di CAZA

Emergenza Espressiva

Ancora non è stato svelato il segreto progetto che si nasconde dietro gli enigmatici geoglifi tracciati a Nazca, in Perù, ma già un’ipotesi che tanto piacerebbe a certa divulgazione televisiva si fa strada: e se si fosse trattato dello sfogo artistico di uno o più rover di matrice marziana inviati qui a esplorare il nostro mondo?

Certo, riuscire a fare non intenzionalmente disegni come la famosa scimmia, il ragno, il colibrì, … con gesti motivati da ben altri obiettivi (chissè cosa stessero cercando i marziani qui da noi, nel deserto…) che non fossero artitstici è improbabile come trovare al primo colpo un capolavoro nella borgesiana bilbioteca di Babele. Però oggi abbiamo un dato certo che potrebbe anche avvalorare l’ipotesi che a Nazca sia stata realizzata un’enorme opera d’arte involontaria: nel suo peregrinare sulla superfficie di Marte alla ricerca di tracce di vita, Curiosity, terzo rover della NASA lì inviato dopo Spirit e Opportunity, è riuscito a tracciare con le sue sei ruote, linee artistiche che sembrano proprio volute, quasi fosse l’incarnazione goliardica di Wall-E. Non lo credete? Bene, allora fatevi un giro qui:

http://www.repubblica.it/scienze/2013/04/24/foto/curiosity_disegna_per_sbaglio_un_pene_su_marte_imbarazzo_della_nasa-57389828/1/?ref=HRESS-6

Potremmo teorizzare che Curiosity abbia voluto dirci in un linguaggio potabile di non aver trovato un… indizio che fosse uno dell’esistenza di antichi marziani e che, contrariato, abbia voluto esprimere il proprio disappunto in modo chiaro e ben visibile da lontano.. Una tale ipotesi però non suscita le emozioni che invece – ispirandomi in quest’articolo a un preciso modello di divulgazione come dire, un tantino sensazionalistica – vorrei darvi.

E allora diamo sfogo a un’ulteriore ipotesi, l’ultima per oggi, che la compianta Maria Reiche, matematica e archeologa la quale ha speso buona parte della sua vita nello studio di quei giganteschi disegni nel deserto peruviano, proprio non si è sentita di contemplare: le strisce di Nazca sono l’opera di una civiltà marziana burlona che ha fatto vergare ai suoi rover quei geoglifi allo scopo di prendersi gioco di noi che proprio non capiamo come e perché siano stati concepiti e realizzati. Quest’onta è stata però vendicata dalla nuova forma di vita che sta sviluppandosi sul nostro pianeta, quella degli strumenti elettronici che nascono ed evolvono su tavolette di silicio. Insomma in un giorno così significativo come quello di oggi, possiamo esaltarci per un motivo in più: giustizia è stata fatta!

Scripta Manent, cari i miei alieni, e il rover Curiosity, punto più alto dell’evoluzione della civiltà silicea, avendo l’Opportunità di esrpimersi liberamente, nero su rosso, l’ha fatto con Sprito disegnando un “maschio da metrò”.
Attenti a voi, marziùncoli!

SZ

Fatica vs tempo

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É triste sorprendersi spesso a desiderare il fine settimana, scoprire di godere dell’esser giunti al plateau del Giovedì quando finalmente si avverte il potenziale gravitazionale della settimana cambiare sotto i piedi; ritrovarsi a richiamare le forze per affrontare il rush finale del Venerdì mattina per poi lasciarsi andare, come alla fine di una gara sui 100 metri, permettendo alle gambe di girare in libertà godendosi la velocità senza tensione, l’inerzia e il vento fra i capelli. É triste vivere delle aspettative quasi sempre disattese di un fine settimana che si infossa giù fino al raggiungimento dell’agognato pranzo domenicale per poi sentire già la salita nel pomeriggio, dopo l’ammazzacaffè; triste immaginare il proprio volto come quello dell’italiano in gita di una celebre canzone tanto, tanto italica. Eppure – ti dici, guardandoti benevolo – non manca niente! Hai tutto ciò che ci vuole per poter dire “va abbastanza bene, niente paura, stiamo calmi”. A parte alcuni casi spero rari e improbabili in cui è sintomatica di problemi davvero seri, credo che si tratti quasi sempre di una stanchezza culturale. Nel mio caso specifico, è un po’ la traccia di una meridionalità a tratti deteriore, da “martiri professionali” come un’altra celebre canzone riportava. A questa traccia va poi sommato un altro pezzo proveniente dalla così detta “informazione”, quella che ci tiene a ragguagliarci sempre del peggio. Pare che piaccia, che faccia vendere e che il “quotidiano delle buone notizie”, se vi fosse, non avrebbe vita facile (o non avrebbe addirittura una vita). Bene, allora voglio provare a convincermi che il potenziale che misuro sotto i piedi e che mi fa sentire la fatica da “traghettato dal Lunedì alla Domenica” possa essere vissuto in modo diverso.

Sento di riuscire a farlo e alcuni pensieri paralleli a questi che vi sto esponendo, in un certo senso mi stanno già preparando da tempo a un simile passaggio: viviamo di sicuro in un momento molto particolare per l’Italia e per il mondo in generale. Siamo testimoni di un cambiamento globale che, se compreso e domato, potrebbe portarci a vincere un importante rodeo. Eppure, replicando a scala più grande gli atteggiamenti da martiri della settimana che descrivevo più su, ci ritroviamo sempre a teorizzare di arcadie già andate, di periodi irrecuperabili se non tramite la lettura, l’ascolto, la visione di classici che, per quanto magnifici, possono diventare pesantissime zavorre. Possiamo addirittura arrivare a deprimerci al pensiero che le nostre comitive non assomiglino affatto alla legacy di Coltrane, che le nostre serate in giro non possano competere con quelle di chi ragionava (spesso sragionava…) in un bar parigino o in un circolo viennese. Non possiamo però sapere se in futuro saremo considerati speciali, se qualcuno racconterà la bellezza di questo periodo storico, una bellezza che è per noi arduo scorgere nel quotidiano. Forse la soluzione è facile: dobbiamo convincerci sin d’ora che di sicuro qualcosa sta succedendo, anche se ne vediamo solo la parte marcia. Ci hanno abituati a una certa idea di sofferenza necessaria e, guarda caso, chi l’ha capito ne ha fatto un bene di consumo: ce la vende tutti i giorni, ce la fa mangiare, bere, indossare e desiderare. Eppure qualcuno un giorno esalterà alcuni quadri, libri, film, … prodotti proprio in questo periodo e magari arriverà a immaginare profonde connessioni tra gli artisti e gli scienziati di oggi senza sapere che invece si stanno solo sfiorando accennando, nel migliore dei casi, un semplice e fugace cenno di saluto. E allora, che fare? So what (cito, cito…)? Facciamo rete, parliamoci e convinciamoci che stiamo facendo cultura, che a modo nostro siamo cultura! Sì, perché se il marcio che compriamo è opera nostra, nessuno ci fa notare come lo sia anche il buono che snobbiamo come banale e che domani qualcun altro desidererà e comprerà a peso d’oro. Stasera esco e voglio portare in giro un po’ di sano ottimismo per intuire nella filigrana dell’oggi, che sia Lunedì, Martedì, Mercoledì… , quella retorica che qualcuno un domani esalterà così tanto da far sentire quasi in colpa i suoi contemporanei. Spero di riuscirci: questa sì che sarebbe la vera LIBERAZIONE!

Vado

SZ

Nuoverrimo mondo

Profughi terrestri 2Qualche giorno fa, mi ha colpito la notizia che una società olandese, la Mars One, ha deciso di inviare nel 2013 un manipolo di persone su Marte per iniziare una timidissima colonizzazione del “pianeta rosso”. Secondo alcuni degli articoli  che ho consultato in rete, gli astronauti saranno solo quattro, secondo altri ventiquattro; una oscillazione attorno al valore vero che racconta in modo chiaro come ci sia stato un problema nel tam-tam mediatico tanto simile – ne è la traduzione moderna – alla propagazione dell’errore nel gioco del passaparola che si faceva da bambini. I futuri pionieri, quattro o ventiquattro che siano, già da oggi hanno iniziato a sottoporsi alle selezioni che in una prima fase prevedono per ognuno dei concorrenti (sono già diecimila… ) l’invio di un video di presentazione lungo un minuto. La particolarità più eclatante di questa missione è che una volta selezionati e spediti nello spazio, i pionieri non potranno mai più fare ritorno alla madre Terra e, proprio come dei veri coloni, finiranno la loro esistenza sul quarto pianeta del Sistema Solare. É il lento avvicinarsi di profezie moderne formulate sottoforma di romanzi e racconti di fantascienza con i quali io, ma evidentemente non solo io, sognavo da ragazzo? Le sabbie di Marte, La città e le stelle, La luna è una severa maestra, Cronache Marziane, … sono classici nei quali si parla proprio di un futuro in cui qualcuno vivrà in pianta stabile su Marte o sulla Luna e mi trastullo con l’emozione che l’annuncio di una simile iniziativa regala. Ieri, quella dell’uomo che si trasferisce in un altrove posto fuori dall’atmosfera terrestre era solo ipotesi letteraria; oggi di quell’ipotesi se ne sono appropriate la scienza e la tecnologia e siamo tutti qui a sentir dire che il futuro, quello di un’epica preconizzata pochi decenni fa e riferita a tempi ancora da venire, un domani non troppo lontano potrà diventare realtà. Una realtà che forse vivranno anche quelli della mia generazione che, dati i tempi annunciati, possono ragionevolmente sperare di vivere, direttamente e indirettamente, le emozioni che regalerà una simile avventura umana. Sentire come si possa entrare col proprio corpo in un gioco un tempo solo letterario al quale veniva affidato lo stesso spazio mentale di favole per bambini altamente improbabili, mi fa inorgoglire per il fatto di vivere un’epoca privilegiata, almeno da questo punto di vista: quella in cui la mente immagina e il mondo si adegua a essa con tempi di reazione sempre più brevi, facendo prendere forma al prodotto della mente, per quanto bislacco esso possa essere. Oggi, parlando di questa notizia con un collega in Osservatorio qui a Bologna, mi sono sentito rispondere che “lui non è d’accordo con una impresa simile”. Le sue motivazioni sono perlopiù di ordine morale: si sa che si manderanno quei coloni incontro a morte sicura e prematura e questo è per lui qualcosa di inaccettabile. Un simile commento mi ha aperto una nuova prospettiva di pensiero su di un tema che oramai catalogavo tra quelli già sviscerati in modo più che adeguato dai vari Clarke, Asimov, Heinlein, … : se i loro romanzi mi avevano preparato alla possibilità fantapolitica di guerre di emancipazione delle colonie spaziali dal controllo della madre Terra (qualcosa che ricorda da vicino il Boston tea Party del 16 dicembre 1773 che secondo molti fu la scintilla responsabile dello scoppio della rivoluzione americana), il dubbio espresso dal mio collega mi ha fatto pensare a tutta una serie di nuovi problemi  connessi a grandi temi come, a esempio, il libero arbitrio e la possibilità di scegliere come vivere, quindi anche di come morire. Problemi che, a mio avviso, nessun autore di fantascienza prima si era posto in questi termini per il semplice motivo che la società non li aveva ancora vissuti così intensamente come ci è capitato in un recentissimo passato. Mi è al contempo apparso chiaro che molte delle lotte sociali caratterizzanti il nostro tempo, potrebbero non essere altro che possibili prove tecniche di trasmissioni future che andranno in onda in scenari decisamente esotici: mandare un uomo a vivere su Marte – un posto dal quale gli verrà impedito di tornare a causa di impossibilità tecnologiche, economiche e mediche (una volta lì, 1) i coloni non avranno da costruire un veicolo per il ritorno, 2) per noi qui sulla Terra sarebbe troppo costoso farli rientrare e 3) il loro adattamento alla gravità marziana li renderebbe definitivamente inadatti a quella terrestre) – diventa così il campo di applicazione di atteggiamenti moderni messi a punto dall’umanità grazie alla discussione pubblica di casi come quello di Welby e di Eluana Englaro, giusto per citarne un paio. A rendere ancora più strana la faccenda, a renderla ancora più torbida e sapida di grandi questioni morali, c’è che la Mars One avrebbe deciso di fare di questa spedizione un immane reality show. I nostri eroi diverrebbero quindi quattro (o ventiquattro) Truman del futuro che vivrebbero, anzi, sopravviverebbero e morirebbero sotto gli sguardi morbosi di diversi miliardi di persone. Un’altra inziativa simile, notizia anche questa di pochi giorni fa, è quella che prevede invece il reclutamento di una coppia di astronauti, un lui e una lei, meglio se sposati. Obiettivo: studiare il loro comportamento fisio-psicologico per il tempo che prende compiere un periplo di Marte e ritorno. In questo caso, i rischi potrebbero rivelarsi addirittura maggiori di quelli che si troveranno ad affrontare i coloni marziani e il campo delle ipotesi sull’esito della missione potrebbe arrivare a coinvolgere finanche quello giuridico: bisognerebbe inventare di sana pianta un codice in corrispondenza delle voci violenza domestica, divorzio, … con l’unica semplificazione costituita dal non dover mettere mano alla voce abbandono del tetto coniugale... A ben vedere, Marte potrebbe essere null’altro che un ulteriore luogo dell’animo umano.

SZ

Bimbi-Galeone

Bimbo-GaleoneSi è spento uno dei padri più prolifici della storia umana: il premio Nobel per la Medicina Robert Geoffrey Edwards, inglese, pioniere della fecondazione in vitro e della diagnosi preimpianto, ha ceduto alle insidie della malattia che lo affliggeva da tempo. Qualcuno dei suoi vecchi avversari, convinti che entrambe le innovazioni da lui  introdotte fossero contro la morale cattolica, oggi forse penseranno che sia stata fatta finalmente giustizia e che la legge divina ha compiuto il suo corso. Se potesse, Edwards probabilmente risponderebbe che, una volta nati, non importa se in modo naturale o in provetta, poi bisogna morire. E lui, in quanto nato, era già stato condannato alla pena capitale ben 87 anni fa…

SZ

Upcoming Events

CONCERTO JAZZ!

Domani, 10/4/13, alle 21:30, SquidZoup – ONE (Olso Noun Es) Angelo – suonerà all’ALTOTASSO, locale bolognese famoso soprattutto per la birra autoprodotta.Squidharmonica 2

Il repertorio-menu prevede brani originali composti dal calamaro conditi in salsa di standard jazz: lacrimose ballad alla cipolla fresca, blues al nero di seppia, medium con contorno di assoli e up tempo al peperoncino piccante. Si raccomanda di non prenotare e di venire pronti a godersi la serata innaffiando di birra l’ascolto della mia armonica cromatica, del pianoforte di Alessandro Altarocca e del contrabbasso di Paolo Ghetti. Spero di vedervi lì!

SZ

 

Oggi inizio

Oggi inizio!

Perché una Zouppa???

Perché mi ricorda qualcosa che “bolle in pentola”, qualcosa da gustare dopo lunga cottura e che va servita calda.

In fondo, il blog è qualcosa di simile: un’idea ti ribolle in testa e, quando è pronta, la servi sulla tavola di internet sperando che qualcuno gradisca e che decida di sedersi a mangiare con te.
Nello scegliere come chiamare questo spazio, non ho potuto fare a meno di cedere al fascino della lingua inglese. Prima di capitolare, ho fatto diverse ipotesi in italiano, ma ogniqualvolta ho optato per un nome da dare a questo blog, ho scoperto di essere sempre arrivato almeno II, quando non addirittura XXXXVVVIII.

Inizialmente la zuppa era quindi zuppa, poi ho deciso di renderla soup, in inglese. Più agile, moderna, veloce, take away.

Sì, però non era certo mia intenzione parlare (solo) di cucina –  ci sono tantissimi blog specializzati sull’argomento. Uno “ottimo” fra tanti, http://relaxingcooking.wordpress.com/ della mia amica Maria Antonietta Montone – e mi andava di rendere omaggio anche all’italiano che con la zuppa in qualche modo c’entra di sicuro. Sarà poi che vivo da tanti anni in Emilia Romagna, una regione nella quale le “z” sono “s” (ragassi, pissa, pessi, …), che alla fine ho deciso di vendicare le “z” cambiando l'”s”iniziale di soup nella “z” di zoup.

Sì, ma perché squid?

Innanzi tutto perché amo i calamari, vivi, fritti, ripieni o al sugo che siano.

Subisco da sempre il fascino di tutto ciò che ha a che fare col mare. Oltre a questo, subisco anche quello che avvolge l’esistenza di animali strani, dei vari mostri marini inventati o veri che siano e, tra tutti, l’architeutis dux, il famoso calamaro gigante, è quello che più mi emoziona.

Cerco sempre in rete immagini nuove che mostrino questo stranissimo essere di cui ancora si sa molto poco e che mi sembra rappresentare al meglio la potenza e la fantasia della Natura. No, non credo di aver mai immaginato di fare una zouppa di calamaro gigante, ma ho pensato che al ribollire di pensieri di cui dicevo prima, lo squid avrebbe aggiunto di sicuro sapore. Inoltre mi regala l’opportunità di usare una splendida metafora per riferirmi a tutte le cose che mi interessano come professionista e come persona.

Uso allora il dato che questo animale possiede ben dieci TEN-tacoli, otto corti più due lunghi, per dire la mia agganciando idelamente l’astronomia, la scienza in generale, la fantasciena, il fumetto, l’illustrazione scientifica, la narrativa, il jazz, la musica classica. Per arrivare a dieci, rimangono ancora due tentacoli. Volendo quindi completare il cucuzzaro, se sarà il caso di sconfinare in temi non compresi nell’elenco predcedente, deciderò volta per volta in che direzione puntare queste due appendici-jolly.

Insomma, vorrei provare a divertirmi in un modo per me nuovo, sperando di divertire anche qualche altro internauta che si trovi a passare da qui.

Mi prendo giusto il tempo di impratichirmi con questo strumento, dopodiché inizierò a pubblicare cose spero interessanti con una cadenza ancora tutta da stabilire che vorrei fosse regolare, pur sapendo che non ce la posso proprio fare.

Cià!