Le dieci fatiche di Squid Zoup

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É da poco più di un mese che non scrivevo qualcosa in questo blog, ma ritengo di poter essere considerato un assente giustificato.

É stato un periodo particolarmente intenso e interessante durante il quale, oltre ai quotidiani impegni, ho fatto sei concerti, tenuto due conferenze, ho fatto da guida scientifica per un gruppo di appassionati di trekking, ho parlato a un meeting internazionale riassumendo il contenuto di due poster nei quali raccontavo due progetti, uno di ricerca, l’altro di comunicazione; ho disegnato, scritto, viaggiato e recitato in un corto prodotto dal Laboratorio Creativo Gerebros.

Insomma, un gran bel periodo dal quale sono emerso più o meno integro; stanchissimo, ma felice di avercela fatta a fare tutto, divertendomi davvero tanto.

É stato un periodo così intenso da non essere riuscito ad annunciare nella sezione “prossimi E20” il concerto del 20 Febbraio al teatro San Salvatore di Bologna con il cantautore Vincenzo Scruci. Grande animale da palcoscenico, mi ha chiamato a suonare i suoi bellissimi brani, vere e proprie narrazioni trasudanti italianità, anzi, meridionalità, con lui alla voce e al pianoforte e Giannicola Spezzigu al contrabbasso.

Non ho nemmeno avuto il tempo di annunciare il concerto del 21 Febbraio al teatro di Castello d’Argile (BO) con il pianista e compositore Marco Dalpane. In quell’occasione, con i suoi brani contenuti nel nostro disco Brother Buster, io e Marco abbiamo commentato tutto il film The General di Buster Keaton. Se nel disco ho suonato solo la mia solita armonica cromatica, nell’ultimo concerto ho ricoperto (e riScoperto) anche il ruolo di rumorista: per l’occasione, ho infatti rispolverato tutto l’armamentario di piccole percussioni ed effetti che usavo tempo fa nei concerti con Lara Luppi e Stefano Cappa o con Joyce Yullie, Barbara Evans, Giampiero Briozzo e un bel po’ di altri artisti con i quali giravo il mondo prima che crollassero le due torri.

Il 21 Febbraio, prima di andare a suonare con Marco, lungo un percorso cittadino che connette la chiesa di San Petronio a quella di San Michele in Bosco, ho raccontato la storia e l’uso delle meridiane e degli orologi solari bolognesi più famosi a un gruppo di appassionati di social trekking. L’occasione fornitami da Giuseppe Misurelli era ghiotta: con la scusa di doverlo spiegare a un gruppo di curiosissimi appassionati di passeggiate naturalistiche e culturali, ho studiato sui libri di Giovanni Paltrinieri un argomento al quale prima o poi varrà la pena dedicare almeno un articolo.

Non sono riuscito nemmeno ad annunciare le due conferenze del 27 Febbraio, una al liceo Einstein di Molfetta (BA) e l’altra al Planetario di Bari dove mi hanno invitato a parlare due grandi amici: Fabio Caruso, insegnante di lettere in quella scuola e Pierluigi Catizone, responsabile delle attività divulgative della bellissima cupola ospitata nella Fiera del Levante.

Dopo tanta negligenza, per una sorta di par condicio, non potevo certo comunicare l’arrivo, sempre a fine Febbraio, di ben quattro concerti: tre a Bari (Kabuki, Ladisa) e Trani (Comfort) di presentazione del disco The night has a thousand eyes con gli amici di sempre Guido di Leone, Francesco Angiuli e Mimmo Campanale e l’altro ad Acquaviva delle Fonti con Fabio Caruso e Pasquale Mina.

Intanto ho lavorato a un cartone animato che spero di pubblicare presto qui sul blog, ho lavorato a due progetti astronomici e a un paio di articoli scientifici. Conto di parlare presto di alcune di queste cose, ma nel frattempo mi premeva dire che le ho fatte: pare sia un effetto collaterale generato dall’avere un blog, ma non aver raccontato nulla per un mesetto mi ha fatto sentire davvero in colpa verso quei pochi che mi seguono assiduamente.

Pur non essendo un Ercole, nell’illustrazione jn alto mi sono rappresentato al posto dell’eroe mitologico immortalato nell’omonima costellazione mentre, invece che con l’Idra di Lerna, lotto con un calamaro gigante, il mio alter ego in questo blog. Allora non dodici fatiche, ma dieci tentacoli: i miei interessi che mi hanno tenuto avvinghiato fino a pochi giorni fa in una stretta avviluppante con la quale solo noi stessi possiamo soffocarci.

Con questo post, annuncio quindi una normale ripresa delle trasmissioni sul canale di questa pagina.

A prestissimo

SZ

 

Il punto della situazione

Copertina-Squid-Zoup

A distanza di un anno e mezzo circa dall’apertura di questo Blog, mi sembra sia il caso di capire quale forma abbia preso.

Era il lontano 3 Aprile del 2013 e proprio non potevo sapere cosa davvero sarebbe successo una volta impratichitomi con lo strumento blog che, a dire il vero, ancora devo sondare per bene.

Nel frattempo ho scoperto che mi diverte pubblicare articoli illustrati e fumetti che hanno a che fare con la scienza, con particolare riguardo verso l’astronomia, mia materia elettiva. Una scienza osservata quando da dentro – un punto di vista che di solito stimola articoli di divulgazione propriamente detti – e da fuori, quasi a volo d’angelo, nel tentativo di sviluppare una visione molto in linea con quanto affermato dal noto fisico teorico Jean Marc Levy-Leblond, da tempo convertitosi all’epistemologia.Selfing on the Moon

Una visione che da sempre mi appartiene e che tende a emancipare la funzione di operatori del settore come il sottoscritto dal ruolo abbastanza riduttivo di divulgatore (a mio parere, non è una parola propriamente bella…) per andare a costruire una figura professionale che ancora non esiste: quella del critico del mondo scientifico.

Ecco spiegato come mai nel mio blog vi sia spazio per temi di sociologia della scienza, politiche della scienza, argomenti scientifici propriamente detti (divulgati…), recensioni, …

L’impronta che da subito ho inteso dare a questo spazio è quindi quella di un “luogo” nel quale si parla primariamente di scienza (alle volte capitano anche argomenti di musica, arte in generale, attualità) ma pretendendo sempre da me di “pagare dazio” a una certa comunicazione visiva che prevede la presenza di almeno una illustrazione per articolo.

Il picco massimo di questo genere di comunicazione si ha quando non si trova alcun articolo, ma solo una striscia umoristica o un fumetto intero, addirittura.

A ben vedere, il luogo virtuale del mio blog è quello nel quale intendo realizzare una sintesi, una convivenza più che democratica tra arte e scienza o, se si vuole, tra quelle famose due culture.

Così facendo, sfogo una mia necessità personale di vivere in una atmosfera a due o più componenti fondando un mio paese ideale e realizzando localmente un progetto che mi piacerebbe andasse a stimolare questa pacifica convivenza tra pensiero scientifico e pensiero artistico-umanistico anche nel mondo reale, quello creato da me, dai miei follower e soprattutto da tutti coloro i quali non sanno nemmeno che io esisto (eh, sì: ci sono anche quelli…)

In tutto ciò, la scienza è per me solo un filtro, uno possibile tra i tanti, con il quale leggere, interpretare il mondo.

Trovo estremamente importante averne trovato uno che mi soddisfi e mi ritengo fortunato per il sentirmi a mio agio nell’usarlo. Immagino che chiunque abbia bisogno di adottarne almeno uno per posizionarsi meglio di fronte all’esistenza e, lungi dal temere di perdermi qualcosa di fondamentale guardando solo attraverso di esso, trovo che dal mio filtro transiti l’universo mondo (passatemi la battuta). Beninteso: mi sarei sentito ugualmente  appagato con qualsiasi altro filtro, se solo lo avessi posseduto: il mondo che osservo, sperimento e vivo è lo stesso nel quale vive il politico, il giurista, il barista, ed è un mondo bellissimo.

Il protagonista del mio blog è Squid Zoup, un personaggio che risulta essere una sorta di mia caricatura, ma anche una mia personale rivalsa estetica dato che, osservandolo, appare chiaro come io tenda a renderlo più gradevole, giovane, atletico del sottoscritto.

Credo che questo per costituisca per me un risparmio eccezionale: riesco a curarmi eventuali frustrazioni a costo zero  lanciando nel mondo un mio alter ego, un mio avatar capace di migliorarmi senza per questo dovermi sottoporre a chirurgia plastica di alcuna parte del mio corpo.

Sfido qualsiasi signora non contenta delle sue labbra, del suo seno, delle sue gambe, … a ritagliarsi uno spazio in questa second life nella blogosfera e a trarne beneficio psicologico nella first life reale  quanto il sottoscritto. Disegnandolo mi concedo una second opportunity e mi beo di dar vita a un personaggio ridicolo, sì, ma al punto tale da farmi sperare che possa anche risultare interessante.

Squid non fa altro nella vita che pensare, e quando lo fa, pensa le mie idee migliori (lo so: quest’ultima frase apre il campo a tutta una serie di giusti interrogativi sulla natura dei mei pensieri peggiori…).

In tutto questo discorso, vi è anche un’altra componente non trascurabile: il lungo naso di Squid, chiara esagerazione del mio (esagerato già di suo per lunghezza e ineleganza) mi costringe a una certa forma di sana e catartica autoironia che presenta l’ulteriore vantaggio di farmi vivere l’esperienza di essere un nuovSquid-in-vacanzao Geppetto, se non addirittura un nuovo Collodi, creatore di uno  strano Pinocchio che blatera di verità scientifiche. Esse, si sa, sono per loro stessa natura delle mezze verità, delle bugie parziali, delle verità in progress et similia, e con le “proprietà collodiane” di uno dei più famosi personaggi della nostra cultura occidentale hanno quindi più di qualcosa da condividere.

Squid risulta quindi essere un Epimenide alle prese di continuo con il paradosso dato dal parlare di cose temporaneamente vere o, se preferite, molto probabilmente e sperabilmente false.

Le “avventure” nelle quali coinvolgo il nostro sono essenzialmente di quattro tipi: vi sono le storielle divulgative, ovvero quelle tramite le quali spiego uno o più aspetti di alcune scoperte recenti o passate (esempio: La treccia del tempo. In tre pagine, descrivo come si fa a rilevare la presenza di un pianeta extrasolare con il cosiddetto “metodo dei transiti”).

Prima pagina la treccia del tempo titolo colore

Poi vi sono alcune storie più oniriche o forse più di stampo umanistico-filosofico-psicologico nelle quali tento di dare forma a sensazioni che mi colgono quando entro particolarmente bene in risonanza con qualche tema scientifico.

Di solito mi capita durante la contemplazione di “brani di Natura”. Mi beo della loro bellezza a un livello che non esclude una certa consapevolezza scientifica, che però tendo a lasciare un po’ sullo sfondo o quantomeno in secondo piano rispetto a quello che stimola la visione di ciò che si para davanti all’animale Angelo (esempio: Cosmonet, HowDeep is your World).

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Poi vi è un filone più umoristico costituito, oltre che da alcune strisce, anche da brevi storielle (esempio: quando il Satellite non va, Testa AND Croce).

Infine vi sono, anzi, vi saranno delle storie nelle quali racconterò alcune mie visioni scientifiche che proporrei ai miei collaboratori se solo fossi a capo di un team di ricerca e se avessi quindi i soldi per finanziare uno studio teso a capire se si tratta di idee banali, buone, ottime, cattive, pessime, …

Credo che in ambito scientifico vi siano tanti problemi dei quali uno non secondario è proprio il linguaggio di solito usato per comunicare internamente alla comunità, lasciando che siano altre le modalità di contatto con il mondo esterno.Cielo-falso

Mi piacerebbe che anche gli scienziati iniziassero a vedere la propria comunità alla stregua di un mondo esterno, visione a mio parere resa necessaria  dall’iperspecializzazione dei saperi che fa sì che non ci si comprenda mai veramente gli uni con gli altri.

Approfitto quindi del fatto di non possedere il potere di fare delle ricerche su queste mie intuizioni (passatemi il termine, anche se lo so: è un po’ pretenzioso) e di ricavarne poi degli articoli scientifici scritti nel burocratichese tipico degli ambienti che frequento, per proporre una modalità diversa: il fumetto, appunto, che a un primo livello di analisi potrebbe fare accostare davvero chiunque a ciò che una data ricerca, anche la più complicata, ha da dire sul mondo.

Ed eccomi arrivato finalmente a un punto nodale di questo articolo.

Si tratta di un’idea che forse varrà la pena di riprendere in seguito, spiegandola meglio, anche se so che mai a nessuno verrà in mente di considerarla come una reale possibilità di comunicazione. La si riterrà sempre e solo un’idea inapplicabile, che non ho potuto fare a meno di esprimere.

Slide proposta da Massimiano Bucchi al convegno Pubblica, Twitta, Blogga tenutosi all'Osservatorio di Padova. L'intera presentazione la si può vedere sul blog di Cristina Rigutto www.tuttoslide.com ‎

Slide proposta da Massimiano Bucchi al convegno Pubblica, Twitta, Blogga tenutosi all’Osservatorio di Padova. L’intera presentazione la si può vedere sul blog di Cristina Rigutto http://www.tuttoslide.com

Ultimamente accade che simili operazioni che contemplano l’uso di altri linguaggi, vengano fatte per divulgare i contenuti scientifici a posteriori, ovvero una volta che una certa ricerca è partita e si ha necessità di farlo sapere al mondo dei tax payers.

Come ho già detto poco più in alto, trovo invece che la prima diffusione di una notizia di questo tipo – parlo della comunicazione compiuta all’interno della stessa comunità scientifica – potrebbe e dovrebbe passare dal fumetto come anche dal racconto, dal romanzo o altra forma comunicativa analoga, così da rendere subito chiaro di cosa si tratta e quanto sia interessante (non l’hai davvero capito se non sai spiegarlo) per poi passare a forme più paludate, tronfie, algide, precise, ma proprio per questo anche capaci di celare bufale enormi.

Sarebbe interessante vedere come la gente reagirebbe di fronte alla possibilità di scegliere se finanziare o meno una ricerca dopo avere letto il fumetto, il romanzo, il racconto o dopo avere visto il film che la spiegano.

Ovvio che un simile processo decisionale costituisce un gran pericolo per la scienza. Ovvio anche che intenderei dare una simile possibilità a una giuria di probi viri pescati volta volta nella società dei non scienziati, con metodi che ancora non riesco a immaginare (badate: devono essere proprio probi…). Infine è altrettanto ovvio che chi il potere politico nella scienza l’ha già conquistato da tempo, non vi rinuncerebbe facilmente e, comunque sia composta questa commissione esterna, in capo a pochi giorni/mesi/anni troverebbe il modo di riconquistarlo facendo sempre e comunque passare le sue ricerche come le migliori in assoluto.

In ogni caso, penso che potrebbe valere la pena fare una prova. Credo che, qualsiasi sia l’esito, la società intera si sentirebbe molto più vicina alla scienza, la capirebbe di più e sentirebbe di poter davvero incidere sulla qualità del mondo nel quale vive, facendo così sparire dalla faccia del pubblico quell’aria di perenne sorpresa e impossibilità di intendere cosa davvero si stia dicendo che spesso la divulgazione a posteriori (da intendersi come quella che da sempre viene fatta) regala.

Ho motivo di credere che le ricadute di un certo modo di fare sul mondo dell’arte che vedrebbe finalmente un nuovo mercato dischiudersi di fronte a sé, non sarebbero di minore importanza. Forse non avremmo più gli artist in residence in quanto non avrebbe più senso parlarne per il gran numero di scrittori, pittori, sceneggiatori, musicisti, registi, attori, … coinvolti nel processo di ricerca. O forse no. Va a finire che ci troveremmo di fronte a una inflazione del fenomeno artist in residence, con tutti i creativi braccati, coccolati, corteggiati dalle istituzioni scientifiche bisognose di aiuto. Di una cosa sono abbastanza sicuro: non avremmo più il problema delle due culture. Ne avremmo solo una, solida, intrecciata, interconnessa. Eccitante.

Esco dall’utopia per tornare a parlare del blog.

In esso si trova un’ulteriore tipologia di storia a fumetti: quella ottenuta mescolando le caratteristiche di due o più delle categorie precedenti. É questo il caso di La notte della cometa, storia nella quale elementi onirici, filosofici, ma anche divulgativi trovano spazio in una singola narrazione.

1-Prima-pagina-4-pulita-ma-provvisoriaL’evoluzione ulteriore delle storie di Squid Zoup è legata all’evoluzione dell’omonimo blog nel quale, come già annunciato nella “ricetta” posta in apertura, nella home, comprenderà presto anche argomenti di altro tipo.

Ad esempio, immagino di pubblicare presto storie che abbiano a che fare con la musica, mia grande passione – quindi passione  anche di Squid Zoup – e mio altro lavoro.

Con questi fumetti reclamo diversi diritti, non tanto del lettore, quanto dell’autore.

 

In primis, il diritto a parlare di scienza.

So che è un diritto non difficile da acquisire, ma trovo che, a parte alcune eccezioni, le modalità comunicative più diffuse nel panorama dei blog, come anche del fumetto mondiale e italiano, rispecchino il solito bisogno di incanalare le strutture narrative sempre nelle stesse direzioni. Forse dovrei parlare di “diritto a parlare di scienza come mi va“. Meglio. Ha più senso.

Insomma, peccando di presunzione e arroganza (accidenti che duplice delitto!), se mi guardo in giro, a parte alcune eccezioni non trovo nulla di così particolarmente nuovo e per questo eccitante: tante biografie, tanti articoli, qualche storiella che costringe la scienza nelle solite strutture narrative declinate, al solito, facendo in modo che un intrigo giallesco o fantascientifico siano sempre presenti, …

La paura diffusa di non catturare il lettore mi sembra appiattire le forme narrative sulle stesse dimensioni di sempre e, per quanto si scopra che esse funzionino e pur lasciandomi allettare ogni tanto da simili “gabbie”, sento spesso il bisogno di qualcosa che difficilmente trovo.

Questo qualcosa è quello che spesso tento di raccontare io, e che, non trovandolo da nessun’altra parte, mi sembra sia da classificare per qualche motivo tra le cose “da non raccontare”, quasi si tratti di una pornografia o di una bestemmia epistemica/narrativa.

Non dovendo sottostare a regole e clichet di qualche tipo, essendo il mio blog casa mia, decido di pubblicare quello che mi passa per la testa, così come mi passa per la testa.

Auto-sviolinata moment: la risposta è decisamente positiva: le statistiche di questo sito e i commenti lasciati dai lettori  mi raccontano di come il gradimento stia crescendo sempre più e i picchi di accessi dei cosiddetti followers, occasionali o registrati che siano, in corrispondenza della pubblicazione di articoli e fumetti, sono sempre più incoraggianti.

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Questo immagino possa essere anche importante per condurre un’ analisi di cosa sia di solito da intendere come narrazione, avventura, intrigo, ma anche di cosa queste categorie potrebbero essere; di cosa potrebbero diventare.Lanciato-low simmetrico

Bene. Ho tirato il sasso.

Mi sa che ho ancora tanto da divertirmi.

 

Angelo Adamo/Squid Zoup

 

 

Sottofondo: Bob Berg, Cycles

http://grooveshark.com/#!/album/Cycles/7905548