Fa impressione leggere certe notizie in prossimità della santa pasqua. No, non parlo di attentati o altri drammi oramai quotidiani. Pur capaci di fare ancora notizia sui giornali, sono oggetto di statistiche1 che ne ridimensionano l’importanza, ma ovviamente questo ridimensionamento è appannaggio solo di chi a) non cade vittima degli attentati e b) le statistiche le legge e non di chi invece si lascia puntualmente catturare dalla trappola emotiva della notizia che tanto indigna, fa vendere giornali e fa vincere elezioni.
La notizia alla quale mi riferisco è invece la seguente: Craig Venter, lo Steve Jobs o il Bill Gates della biologia (il calzante paragone lo prendo in prestito da Odifreddi2), ha annunciato di aver creato con la sua equipe un batterio che possiede un corredo minimo di geni, circa 500, quelli davvero essenziali per consentire a un organismo, seppur semplicissimo, di espletare tutte le funzioni vitali di base3.
Pur non essendo affatto religioso, nel leggere questa notizia mi è riaffiorato alla mente il famoso passo della Bibbia (Genesi, 2, 18):
Allora il signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati.
In esso troviamo un Adamo appena creato che non posso fare a meno di immaginare un bel po’ intontito per l’essersi ritrovato, senza averlo mai desiderato, unico arbitro di uno strano spettacolo alla X-Factor: orde di animali gli passano davanti in attesa di ricevere da lui un nome. E come biasimarlo per l’intontimento? É entrato in scena al punto 7, quindi poche righe prima del punto 18 cui faccio riferimento, e ancora non ha avuto nemmeno tempo e modo di capire cosa un desiderio sia, né se gli interessi davvero trovare ‘sti nuovi nomi.
In ogni caso, il mio lontanissimo antentato, un novello Linneo, pare possedesse già un linguaggio adeguato e una fervida fantasia che in quell’occasione esercitò in modo creativo. Al passare degli animali sul “palco” di fronte a lui, elaborò nomi sempre originali e condivisibili (ancora li condividiamo).
Trovo l’idea affascinante: ogni partizione del reale diventa davvero tale solo dopo essere stata dotata di un nome. Guarda caso, l’inizio di tutto è il verbo (anzi, il sostantivo…) e l’unica eccezione a questo discorso poietico è proprio Dio che, indipendentemente dall’avere un nome, “è colui che è” e che riesce a essere se stesso anche senza che qualcuno per comodità lo indichi col semplice nome che gli abbiamo dato. I nomi degli animali inventati da Adamo qui assumono quasi il ruolo di una misura fisica ante litteram e in effetti, qualche millennio dopo, i termini latini usati per indicare gli elementi del reale diverranno vere e proprie formule tra le meno ambigue per identificare con una precisione crescente l’appartenenza di piante/animali/fenomeni a categorie più generali.
Prima dell’intervento di altre categorie ancora, quelle proprie della scienza, l’estensione delle cose, il loro inizio e la loro fine nel tempo e nello spazio, era sancito dal loro nome. Il vocabolario era il catalogo del mondo e i confini dell’esistente erano dati dalla prima e dall’ultima lettera usate per scriverli e dal primo e dall’ultimo suono usati per pronuncialri. I confini degli enti erano quindi sovrapponibili ai confini delle stesse parole usate per chiamarli in causa.
La tassonomia assunse così il ruolo di una complicata geografia dell’esistente che si serviva di descrizioni verbali sintetiche destinate poi a sgretolarsi per lasciare spazio alle strane sigle della chimica e ai numeri della fisica. Un processo mai terminato e colto brillantemente nel suo divenire dall’occhio vigile di Foucault il quale ha rivelato il processo di adattamento del linguaggio alla realtà in tutta la sua potenzialità (episteme), ponendo così le basi per una archeologia del sapere4.
Il concetto di Dio non è però l’unico ad essere sempre sfuggito alla regola dell’ingresso nell’esistenza tramite le etichette da noi elaborate. Pur vedendosene assegnato uno, anche il fenomeno “vita” ha rivestito il ruolo di eccezione: sappiamo cosa definire “vivo”, ma lo facciamo solo servendoci di un educato buon senso e, se ci venisse chiesto cosa davvero sia la vita, scopriremmo che oltre a darne una descrizione generica, non sappiamo fare molto di più.
Il giornalista Bob Holmes condusse nel 1998 un interessante esperimento5: chiamò al telefono diversi biologi chiedendo a tutti di dare una loro definizione di “vita”. Ciò che scoprì è che nessuna delle definizioni proposte coincideva con le altre mettendo così in evidenza quale sia il primo problema col quale si ha a che fare quando, ad esempio, si cerca di capire se siamo soli nel cosmo: non sappiamo davvero cosa cercare, se non copie di noi stessi, in quanto non sappiamo, anzi, non sapevamo cosa sia la vita.
Oggi, finalmente, dopo aver compiuto innumerevoli tentativi (si veda, ad esempio, quello storico, estremamente interessante a opera di E. Schrödinger6) e proprio nel giorno in cui i cristiani festeggiano la resurrezione del loro dio, giunge notizia della creazione in laboratorio di un una nuova cellula artificiale: un organismo minimo, un compresso mp3 biologico; una specie di mini-golem ottenuto plasmando la materia e privo di particolari attributi.
Come l’articolo pubblicato su Science spiega, esso è stato ottenuto in dieci anni di lavoro durante i quali si è provveduto a semplificare sempre più il patrimonio genetico dei prodotti via via creati artificialmente alla ricerca di una essenzialità che ricorda quella già desiderata in campo fisico: particelle elementari per capire su cosa poggia la realtà tutta; organismi elementari per capire cosa è vivo e cosa non lo è.
La notizia immagino costituisca l’inizio di un percorso che in un futuro non molto lontano ci condurrà a creare in laboratorio un vero e proprio organismo vivente. Il Dio della Bibbia era curioso di vedere come Adamo, la sua creazione migliore (?), una sorta di magazziniere o di impiegato del catasto, avrebbe “schedulato” le altre sue creazioni meno interessanti (??). Oggi Adamo si rivela così tanto cresciuto da dimostrarsi addirittura capace di creare nuovi viventi da catalogare.
Quello che qui mi interessa sottolineare è che, generandolo da sé a partire da oggetti vitali molto, molto semplici, l’uomo si trova finalmente nella posizione di poter dare una definizione minima, essenziale, sintetica, esaustiva e non ridondante del fenomeno vita.
Certo, il cosmo è così grande da poterci riservare sorprese e forse un giorno potremo scoprire come la vita altrove funzioni in modo alquanto diverso, procedendo lungo vie ancora per noi inimmaginabili. Ma almeno il fenomeno terrestre è compreso. Così tanto compreso da essere riusciti a riprodurlo artificialmente.
E se prima l’esistente era tale per l’aver ricevuto un nome, ora lo è per l’aver meritato una definizione operativa contenuta in una sequenza di azioni che consentono di sintetizzare il vivo. In ogni caso, Venter è un uomo, gli uomini da Adamo in poi danno nomi e se proprio ne volete uno anche per il nuovo prodotto di laboratorio, se oltre a voler sapere cosa è la vita, desiderate ancora sapere come essa si chiami, eccovi servito il suo identificativo datole dal dio-adamo Venter (& Co.): SYn3.
SYn3 è ancora di un essere a livello cellulare, ma un giorno, statene pur certi, lui stesso vi fornirà le sue generalità, nonché il suo numero.
No, non quello di archivio.
Quello del suo cellulare.
SZ
Le illustrazioni di questo articolo sono già state pubblicate, in versione colorata, sul trimestrale SissaNews, house-organ della S.I.S.S.A. di Trieste
1) https://www.gam.com/en/insights-content/anti-panic-manual-don-t-be-the-turkey/
2) Piergiorgio Odifreddi, L’ottavo giorno fu creato il batterio, La Repubblica, Domenica 27/3/2016, pagina 43
3) Ovviamente chiedo scusa per eventuali imprecisioni presenti nel mio linguaggio biologico. Invito chi può apprezzarla a leggere direttamente la notizia dall’articolo originale:
http://science.sciencemag.org/content/351/6280/aad6253.full-text.pdf+html
4) Michel Foucault, Le parole e le cose – Un’archeologia delle scienze umane, BUR
6) Erwin Schrödinger, Che cos’è la vita?, Adelphi